Ignorato il principio dell’equo compenso. Il presidente Stella: la legge stanzia 150 mila euro all’anno per il funzionamento della Commissione. E le prestazioni professionali possono rientrare tra le spese ammesse
Milano, 4 marzo 2020. «Siamo esterrefatti di fronte all’incoerenza del Parlamento sul tema dell’equo compenso. Nonostante gli appelli di tutto il mondo delle professioni, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario ha deciso deliberatamente di violare una legge dello Stato (e una mozione dello stesso Parlamento), che sancisce il principio dell’equo compenso per le prestazioni professionali, approvando un regolamento in base al quale i collaboratori esterni dell’organismo prestino la propria attività a titolo gratuito». Durissimo il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, al via libera del regolamento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, approvato oggi dalla stessa Commissione.
«La decisione poi di applicare l’eventuale corresponsione di un’indennità che non potrà essere superiore al rimborso spese appare offensiva della dignità e della qualità del lavoro professionale» aggiunge Stella. «Non dimentichiamo che la legge 107/2017 istitutiva della Commissione stabilisce un limite di 150 mila euro all’anno, che può essere incrementato del 30%, per le spese di funzionamento della Commissione. È evidente che una prestazione professionale possa rientrare in tale capitolo di spesa e, quindi, non si comprende il motivo che ha spinto la Commissione a non riconoscere un compenso equo ai collaboratori esterni».